venerdì 30 settembre 2016

OCCHIO BIONICO: IL CAMMINO DELLA SCIENZA CONTRO LE MALATTIE DELLA RETINA




LA SCIENZA HA FATTO PASSI DA GIGANTE E QUESTA VOLTA RACCONTA IL SUCCESSO COMPIUTO, CONTRO LE MALATTIE DELLA RETINA


Argus II è il nome della Protesi Retinica impiantata in una paziente colpita dalla malattia di Stargardt (rara forma degenerativa ereditaria che colpisce la retina di una persona su 10.000),  che le avrebbe permesso di ‘rivedere il mondo’, anche se in parte. Quest’occhio bionico è stato inventato e messo in commercio dalla Second Sight Medical Products (azienda californiana che nei primi anni 2000 intraprese la sperimentazione su persone con disabilità visive), ed è risultato idoneo verso le patologie quali la coroideremia, la sindrome di Usher e le retiniti pigmentose. La prima paziente che ha avuto la ‘fortuna’ di riacquistare parte della vista, grazie a questa protesi bionica installata su un occhiale esterno, ha sessantasette anni e si chiama Lucia. Il suo caso è stato preso in esame dal professor Stanislao Rizzo dell’AOUC (Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi) di Firenze, che in seguito a un intervento di circa due ore le avrebbe impiantato una matrice di elettrodi nella retina, utilizzati per collegarsi a una mini videocamera, che trasmette gli impulsi elettrici al sistema wireless dell’occhiale esterno ‘indossato’ dalla paziente.

IL FUNZIONAMENTO DELL'OCCHIO BIONICO 
La dottoressa Maura Arsiero (Director Business Development dell’azienda californiana) spiega, in un’intervista resa al periodico settimanale Panorama, che il dispositivo “è composto di una banda sclerale di silicone, (cerchiaggio utilizzato nel distacco della retina), che viene sistemato chirurgicamente sotto i quattro muscoli dell’occhio e che proprio li, conterrebbe un’antenna ricetrasmittente all’interno di un involucro in titanio, dove si trova ‘il cuore’ di tutta l’elettronica che permetterebbe la connessione ai due accessori esterni (occhiale e video processore). Il sistema, collegato a una matrice di sessanta elettrodi e 'posizionato' sul fondo dell’occhio, riuscirà a bypassare le cellule morte, ormai inutili, stimolando quelle ancora attive nell’occhio del paziente e ridandogli una visione ravvicinata; questo grazie a stimolazioni elettriche in grado di creare dei disegni luminosi che l’ipovedente imparerà a riconoscere in tutte le sue forme; esempio: la sagoma di una persona, un albero, una macchina, degli oggetti riconoscibili, porte, finestre e quant’altro”. In seguito al successo di questa nuova tecnologia bionica, gli studi si stanno rivolgendo alla maculopatia degenerativa dell’anziano; una patologia che avrebbe colpito oltre 20.000 persone in Italia.

EMIDIO

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