venerdì 2 dicembre 2016

Sconfitti e vincenti, fra il sì e il no, chi salverà l'Italia dopo il referendum?




Una sobria analisi di un mondo politico alla rincorsa di voti e apprezzamento, ma nel potere assoluto chi pagherà fra il sì e il no?



Siamo arrivati al punto in cui il popolo 'sovrano' non comprende più dove siede il re e dove gioca il 'giullare'. Il vecchio 'giogo' elettorale riprende il suo combattimento fra sconfitti e vincenti, e non si piega davanti ai fatti di una storia vecchia e prepotentemente nuova che diventa presente. Uno 'scempio' d'idee gettano fango sulla Costituzione, il simbolo nascente di una Repubblica democratica del dopoguerra, e non v'è intenzione di salvarlo nemmeno con questo #referendum, se non per 'amor del proprio' e non per il bene del Paese. Così, in cerca di solidarietà e di una qualità che l'Italia non può più dimostrare, ne rimembri la storia e rivedi i conflitti politici, le intese misteriose, gli arresti per ladrocinio, gli scambi di favori, le cartelle elettorali già firmate e pronte a 'infilarsi' casualmente nelle urne, e così via, in un susseguirsi d’irregolarità, che renderanno i responsabili oltraggiati da accuse infamanti e da cui, stranamente, saranno liberati.

Sconfitti e vincenti, la storia si ripete
Analizzando attentamente le infinite dispute della storia #politica, passata e attuale, si ripete il gioco del 'rubamazzetto', dove in palio sul tavolo, il premio più ambito è una bellissima poltrona. Fine anni '90, lo scandalo Tangentopoli fu talmente grande da portargli, qualche anno più tardi ('93), il definitivo 'colpo di spugna' che salvò tutte le persone che si trovarono coinvolte in 'Mani Pulite'. L'entrata di Forza Italia in politica, vide l'ascesa in campo di Silvio Berlusconi insieme alla Lega Nord di Umberto Bossi e l'MSI-DN di Gianfranco Fini; anche qui vi furono sconfitti e vincenti, e a causa del diritto di prevalere e i compromessi non mantenuti, durò solo otto mesi. Furono gli anni del milione di posti di lavoro, forza trascinante delle elezioni, rivelatosi speranza vana quando cadde, sul piatto della prepotenza di alcune leggi, il principio della 'disfatta dei lavoratori' e la fine del lavoro fisso che lasciò il posto alla precarietà.

La grande giostra elettorale fra il sì e il no
Così, politici sconfitti e vincenti sono rimasti, si sono rinnovati i referendum, si è arrivati al governo dei tecnici, agli infiniti mandati presidenziali, alla battaglia per la gestione dell'Italia al primo ministro, il crollo della borsa, la svalutazione del nostro potere economico, il degrado della povertà, fino ai nuovi volti nascenti che hanno stupito il popolo ridandogli speranza. Queste future promesse apparivano sveglie e sapevano parlare; sembravano lottare per la giustizia del popolo, portavano idee innovative e i requisiti che solitamente e per rispetto, stanno dentro i pantaloni. Al Paese è sembrato rinascere ma si era sbagliato. Anche alcuni esponenti del partito più pulito, che con il suo simbolo di stelle ricorda la volta celeste, sembrano essersi invaghiti delle poltrone che stanno sulla giostra elettorale. Quando sarà il momento, alcuni voteranno e altri avranno dubbi nel farlo. Votare fra il sì e il no al referendum, cambierà davvero qualcosa, domani? Troppi italiani non hanno fiducia nelle istituzioni e cosa più vera sembra non esserci mai stata. Auguri Italia.