domenica 2 ottobre 2016

ROSSANA CAMPO, DIFFICOLTÀ PER LE RAGAZZE. "RECENSIONE"



Rossana Campo, Difficoltà per le ragazze, Giulio Perrone editore, 2016, pp. 112, € 10,00
Se vogliamo dire padre è nel senso che lui quindici anni fa ha avuto una storia con mia madre, ha pensato bene di metterla incinta e lei ha pensato bene di farmi così, da sola, perché ci ha sempre avuto queste idee in testa lei, mi ha sempre detto che secondo lei un padre è una cosa in più che se uno ce l’ha bene, se non ce l’ha non cambia granché.
Quello che è importante è averci la madre. Così ha sempre sostenuto.
     Ruggente, impavida, graffiante: la scrittura di questi racconti di Rossana Campo, usciti da poco per i tipi di Perrone editore, appare così, come un neon che illumina alcune vite a giorno. Vite ripetute, talvolta un po’ sfocate, messe a fuoco con l’inventiva di una prosa che trova, nella caratterizzazione dei personaggi e in una lingua fresca, la sua massima altezza. Come raccontare i rapporti umani di tutti i giorni se non svelandone le difficoltà più comuni? La maternità, l’amore, la paternità, e prima ancora l’infanzia e il rapporto con la madre; ma anche la relazione che si ha con l’altro sesso e, dapprima, con lo stesso sesso, e con le amiche. L’amicizia è pregnante in questo viaggio vorticoso, talvolta nel linguaggio gergale e sicuramente loquace dei quindici racconti di Difficoltà per le ragazzevoraci queste donne, si presentano a − appunto − divorare l’esperienza stessa, facendola così propria. La compenetrazione dei due livelli narrativo e linguistico non è tuttavia mai scontata, mai banale, anzi è sorretta su equilibri che possono essere fragili e instabili, come il quotidiano descrivere. L’autrice, maestra in questo − non si può negare − convalida il senso facendo muovere le proprie figure nella realtà con sfacciataggine, con una consapevolezza che la parola risana e rinsalda, acquisita nel raccontare, soprattutto nel raccontarsi. Quindici istantanee che si parlano fra loro, in cui i personaggi si muovono accompagnandosi con ampi movimenti verso un finale che c’è e non c’è; sono donne che vanno, vengono e ritornano, in un gioco di sguardi e di voci tutto da scoprire nella lettura. Si sorride e si ride, si imparano altre vite; si guardano le cose da prospettive sempre nuove ma con un piede nel presente e uno nello ieri. Il passato − infatti − è nella musica citata, da Battisti a John Lennon toccando molti altri; moltissima musica è immortale, e sopravvive alla vicissitudini, alle Difficoltà delle protagoniste, un po’ come loro sopravvivono a se stesse e agli altri: i familiari, gli uomini, le amiche, le madri. La loro caparbietà sta anche nel capire come l’adesso delle loro esperienze abbia senso lì per lì, cosa imparare, cosa scartare, come valutarlo e perché. I titoli di ogni racconto, poi, svelano un sentire che va oltre la pagina: una fierezza femminile condivisibile, totale, che già introduce ai personaggi; si tratta di un indizio, di un’allusione ai loro caratteri, alla tenacia che perdura nel loro essere, anche alla spinta che la narrazione porta in sé più implicitamente. Un non trattenere e un’impulsività, un’empatia che si coglie in facce dinamiche, forti, in evoluzione: sono quelle di eterne ragazze indocili e, per questa ragione, destinate ad essere ricordate, come questo libro spassoso.
© Alessandra Trevisan