giovedì 30 agosto 2018

SALUTE: ARTRITE REUMATOIDE, COS’È E COME RICONOSCERLA



L’ARTRITE REUMATOIDE È UNA MALATTIA INVALIDANTE E MOLTE PERSONE NON SANNO DI AVERLA FINCHÉ NON SI MANIFESTA. COLPISCE OLTRE 5 MILIONI DI PERSONE, CAUSA SINTOMI DOLOROSI ARTICOLARI E STRAVOLGE TOTALMENTE LA VITA.

Le cause dell’artrite reumatoide, anche se certamente influenzate da fattori genetici, non sono ancora note e gli scienziati sembrano vedergli attribuite un legame con il microbatterio della tubercolosi o con il virus di Epstein Barr. Non sempre è facile interpretare l’esistenza di questa malattia, anche perché i suoi sintomi sono spesso associati a particolari periodi stagionali o a eccessivi sforzi fisici rilevati nell’arco di una giornata. Così, soprassedendo al ‘problema’ e trascurando il campanello d’allarme messo in ‘moto’ dall’organismo per avvisarci della malattia, allontaniamo da noi stessi la possibilità, in alcuni casi di sicura guarigione e nei casi più estremi di tenerla sotto controllo.

CONOSCERE LA MALATTIA REUMATICA

Conoscere la tipologia della malattia reumatica che sta aggredendo il nostro organismoè importante e per questo è consigliato rivolgersi al medico di famiglia, per molti ancora definito il medico di base, che certamente saprà valutare e prescrivere gli esami diagnostici più appropriati a ogni singolo caso. Le patologie reumatiche risultano essere più di cento e sono conosciute con tanti nomi (artriti, dolori ossei, dolori muscolari, reumatismi, ecc), ma differenziati tra loro per sintomatologia e causa in quanto possono coinvolgere le ossa, i muscoli e le articolazioni, ma insidiare anche il tessuto cellulare e gli organi ( sangue, nervi, cartilagini, cervello, ecc). La loro sintomatologia è caratterizzata da febbricola, tumefazione e arrossamento, dolore localizzato, rigidità dell’articolazione, stanchezza.


SUDDIVISIONE DELLE MALATTIE REUMATICHE

La Società Italiana di Reumatologia cataloga e suddivide le malattie reumatiche in gruppi; vediamo quali:
  • Reumatismi extra articolari (delle parti molli);
  • Neoplasie articolari e tendinee (tumori);
  • Miscellanea (Sindrome di Parsonage-Turner o artrogriposi);
  • Malattie con manifestazioni reumatiche;
  • Affezioni non traumatiche del rachide (lombalgia e cervicalgia);
  • Sindromi psichiche, neurovascolari e neurologiche (neoplasie ossee, osteomieliti, morbo di Raynaud);
  • Vasculiti e connettiviti (poliartrite nodosa, lupus erimatoso, sclerosi sistemica);
  • Artrite da agente infettivo (virus, batteri, funghi);
  • Artrosi primaria e secondaria (patologie cartilaginee;
  • Artrite primaria (poliartrite, artrite psoriasica, artrite reumatoide, spondilite anchilosante);
  • Artropatie dismetaboliche e da microcristalli (morbo di Wilson);
  • Malattie dell’osso (morbo di Paget, osteoporosi).


COME DIAGNOSTICARE LA MALATTIA

Vi sono molti test mirati a indagare e scoprire da quale patologia reumatologica siamo affetti; tra i più comuni conosciamo VES, TAS e CPR, utili a rilevare una infiammazione ma non a riconoscere il tipo di malattia reumatica che avrebbe colpito il nostro organismo. Così, allo scopo si sono unite TAC, Risonanza Magnetica, esame del liquido sinoviale (che rileva la presenza di artriti e gotta), esami alla ricerca di: Anticorpi anti-antigeni nucleari estraibili; anti-citoplasma dei neutrofili; anti-nucleo; anti-citrullina; e la ricerca del fattore reumatoide. Ogni diagnosi dovrà essere trattata con una corretta terapia perché, dato il numero che diversifica le malattie reumatiche, non esiste un cura miracolosa. Oltre alle cure farmacologiche, prescrivibili per mezzo del SSN, esistono molti rimedi naturali quali gli antinfiammatori a base di betulla, ortica e sambuco, l’agopuntura e uno stile di vita più sano.

RENATO VALLANZASCA, IL RE DELLA MALA MILANESE



Storia di Renato Vallanzasca, il re della mala che ha fatto tremare Milano

IL BEL RENÈ, COSÌ CHIAMATO L’AFFASCINANTE CRIMINALE RENATO VALLANZASCA COSTANTINI, PASSATO ALLA STORIA GRAZIE A FURTI E RAPINE CHE LO IDENTIFICHERANNO COME UNO DEI PIÙ IMPORTANTI ‘AUTORI’ DELLA MALA MILANESE.

La storia di Renato Vallanzasca è stata raccontata da una 'sfilata' di fotografie, che ripercorrendo i numerosi fatti di cronaca malavitosa, realizzatisi fra gli anni sessanta e novanta, inizia con la celeberrima rapina di via Osoppo nel ’58, diventata leggenda ispiratrice del film “Audace colpo dei soliti ignoti”. Promossa dal Comune di Milano e ospitata a Palazzo Morando, la mostra curata da Stefano Galli ha regalato al pubblico questa storia criminale ambientata attorno alle sue mura, evidenziandone le gesta e riportando all’attenzione dei media i quartieri: Isola, Giambellino, la zona Ticinese e la Conca del Naviglio, considerati incontrastati regni della mala.


VALLANZASCA, ESORDIO NELLA MALA

Nato il ’50 nella zona milanese di Lambrate, Vallanzasca entra nel carcere minorile Beccaria a soli otto anni, perché infastidito da un circo montato accanto a casa sua, cerca di liberare una tigre dalla sua gabbia. Affidato alla prima moglie del padre, nel quartiere Giambellino, sarà insieme ad altri ragazzini, autore di numerosi furti e taccheggi. Solo sette anni dopo tornerà a vivere con la madre a Lambrate e si iscriverà a Ragioneria. Fattosi conoscere dalla mala di Milano non si sottometterà alle regole imposte dall’ambiente; in autonomia formerà un proprio gruppo, temuto e riconosciuto come “Banda della Comasina”. Rapine e furti lo porteranno ad accumulare enormi ricchezze che gli permetteranno di circondarsi, grazie al suo aspetto ‘belloccio’ e affascinante, di donne bellissime con cui condurre una vita di sfarzi.



VALLANZASCA, ERGASTOLI ED EVASIONI

Arrestato nel ’72 per una rapina in un supermercato milanese, Renato Vallanzasca verrà arrestato e rinchiuso a San Vittore. Causa numerose risse e pestaggi realizzati all’interno delle strutture carcerarie, viene trasferito 36 volte e riuscirà a evadere dopo quattro anni. Ricostruita la banda criminale, il suo nome diventerà  leggenda per le numerose rapine compiute, i sequestri di persona e la lunga scia di omicidi che si lascerà alle spalle. Nel luglio 1987 riuscirà a evadere attraversando l’oblò del traghetto che lo vedrebbe portato al carcere nuorese di ‘Badu e Carros’. La fuga è breve perché ventuno giorni dopo sarà fermato a un posto di blocco del Comune di Grado, in Friuli Venezia Giulia, nel tentativo di arrivare a Trieste. Tornato nel carcere di Nuoro, tenta una nuova evasione nel ’95 e per questo verrà rinchiuso nel carcere di Voghera, a Pavia, presso la sezione d’alta sicurezza riservata ai malavitosi più ‘grandi’.

RICHIESTA DI GRAZIA E STORIA DI VALLANZASCA

A seguito di un permesso speciale di 3 ore, nel 2005 Renato Vallanzasca ottiene di rivedere l’anziana madre. Da lei procederà a stilare una lettera indirizzata al magistrato di sorveglianza di Pavia e al Ministero di Grazia e Giustizia, per chiedere la scarcerazione. La stessa madre, un anno dopo, invierà una lettera al Presidente Carlo Azeglio Ciampi e al Ministro Mastella, alimentando il suo desiderio di grazia per il figlio. La scarcerazione sarà negata e proseguirà la sua pena presso il carcere di Opera a Milano. Solo dal 2008 usufruirà di permessi per lavorare all’esterno del carcere. Purtroppo la vivace esuberanza del "Bel Renè" sarà motivo di numerose revoche e altrettante concessioni; come quella che lo vedrà nel 2012 lavorare presso una ricevitoria o in un negozio di abbigliamento nella città di Bergamo.



VALLANZASCA, LA STORIA A PALAZZO MORANDO

La storia su Vallanzasca è infinita e ha lasciato numerosi capitoli aperti per raccontarla. La maggior parte di questi sono scritti da autorevoli giornalisti, a seguito delle interviste rese dal bel Renè, troppo  spesso smentite da altre autobiografie. Per questo motivo la mostra “MILANO E LA MALA……” esposta a Palazzo Morandi lo scorso febbraio 2018, ha evidenziato all’attenzione del pubblico la storia della criminalità milanese con 170 immagini d’epoca, reperti e giornali del tempo, documentandone l’evoluzione. Tutto è stato presentato in un contesto cronologico iniziato dopo la seconda guerra mondiale, fino alla rapina di via Osoppo. Attorno ai racconti un’intera sezione è stata dedicata al 'bandito della Comasina', Renato Vallanzasca, ricongiuntosi alla Milano della Mala vissuta nel buio della notte, illuminata da bische clandestine, circoli privati e night.

UNA DOMANDE AL CREATORE DELLO SKETCH DEDICATO A VALLANZASCA, MASSIMILIANO FALCONE

  • Massimiliano, quali, secondo te, sono state le suggestioni incontrate nella mostra?
Sketch, Massimiliano Falcone

- E’ la storia di una città raccontata attraverso il suo lato più oscuro. Quarant’anni di vita che tracciano il volto tragico di una metropoli in rapida ascesa economica, dove i fatti reali sembrano usciti dalla penna di un grande scrittore di gialli. L’esposizione ha analizzato e ripercorcorso il nascere e l’affermazione della Mala di Milano, tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli Ottanta. Gli ‘Strumenti del mestiere’ quali la celebre custodia di un mitra, le armi della polizia e i dadi truccati utilizzati nelle bische clandestine, sono state il centro dell’attrattiva pubblica. Ricordiamo che la Mala di Milano apparteneva a quella parte di città che viveva sopratutto la notte, affascinata dalla bellissima attrice francese Odile Rodin, all’interno del Number One.


martedì 28 agosto 2018

ORNELLA VANONI RICORDA GIORGIO STREHLER



IL PICCOLO TEATRO DI MILANO RICORDA GIORGIO STREHLER E LO FA CON ORNELLA VANONI, L’INTOCCABILE “CANTANTE DELLA MALA”, CHE APRIRÀ CON SENSUALE VOCE IL SIPARIO SUL GRANDE ARTISTA DELLO SPETTACOLO DRAMMATICO.

Sarà Ornella Vanoni a inaugurare al Piccolo Teatro di Milano il progetto; “Giorgio Strehler L’umanità del teatro”. L’evento ricorderà, dal 28 ottobre al 24 dicembre (data della sua morte), uno dei più grandi registi teatrali del ventesimo secolo. Nato nel 1921, Giorgio Strehler coltivò il suo lato artistico fin da tenera età, grazie al nonno musicista e alla madre, definita una discreta suonatrice di violino. Anch’egli studierà musica, ma la vera passione per l’arte e la regia avrà il sopravvento a seguito di giovanili approcci teatrali in qualità di attore. Gli autori che nel tempo amò sceneggiare e che l’hanno seguito per tutta la carriera, sono stati Carlo Goldoni, Shakespeare, Pirandello, Eduardo De Filippo, Bertoit Brecht e Anton Cechov.


ORNELLA VANONI E GIORGIO STREHLER

Ornella Vanoni si dice fiera di aprire, con la sua presenza, lo spettacolo dedicato alla memoria di Giorgio Strehler; quello che fu, oltre a uno dei suoi più grandi amori, l’uomo che ne fece la “cantante della mala” ad appena 23 anni. Il Teatro Piccolo, luogo in cui è nata artisticamente e che ha reso celebre Ornella Vanoni, la riporterà in scena dopo un periodo rimasta nascosta al suo pubblico e cioè da quando ha deciso di riflettere e “guardare da lontano le cose fatte”. Proprio le riflessioni sul passato le permetteranno, lo stesso giorno che inaugurerà il nuovo concerto al Piccolo di Milano, di  commemorare la genialità del grande regista a vent’anni dalla morte, raccontandone sia la ‘sua’ che la propria storia. Il concerto del 28 ottobre 2017 ” Sono nata qui”, ripercorrerà con un tuffo al cuore le ‘canzoni della mala’ cantate da Ornella Vanoni; brani che Strehler scrisse con Dario Fo, Gino Negri e Fiorenzo Carpi.



IRONICA ORNELLA VANONI

Fra mille domande e infinite risposte, Ornella Vanoni ricorda gli anni che l’hanno resa celebre e racconta con divertente ironia il suo passato. Gli esordi nel mondo della canzone grazie a un’amica della madre, l’innamoramento di Giorgio Strehler, lo scandalo in seguito alla relazione, il futuro marito Lucio Ardenzi, il debutto con le ‘canzoni della mala’, suggerito a Strehler da Gino Negri e passate per canzoni popolari. I simpatici ricordi, durante l’intervista resa nella propria abitazione alla giornalista di Repubblica, Anna Bandettini, proseguono senza ‘peli sulla lingua’. Conosciuta per il carattere introverso e di chi non ha niente da perdere, Ornella racconta di quando, nel ’59, si ritrovò appassionatamente fra le braccia di Renato Salvatori al Festival di Spoleto, del suo pensiero verso il femminicidio, degli uomini violenti, della vecchiaia e delle donne, fino a chiudere l’intervista ricordando Amy Winehouse, Billie Holiday e la diva Marilyn Monroe.

TRE DOMANDE ALL’AUTORE DELLO SKETCH

  • Massimiliano Falcone; Ornella Vanoni ritorna al Piccolo con
    Sketch di Massimiliano Falcone
    le canzoni della mala.
 – Che gioia per me che sono un suo fan. Il concerto “Sono nata qui” sarà un viaggio emozionante. La Vanoni percorrerà la sua carriera iniziata proprio al Piccolo e sarà per chi l’ama, un bel regalo.
  • Strehler e le canzoni della mala. Quando nacque questo affascinante e indimenticabile repertorio?
 – Nel 1956 Strehler, in collaborazione con Dario Fo e Gino Negri, si ispirò a vecchie ballate dialettali per mettere in musica furfanti, sparatorie, poliziotti, malfattori, carcerati e minatori. Storie per lo più ambientate a Milano e quindi cantate in dialetto milanese.
  • Qual’è la canzone più famosa e rappresentativa?
 – La bella e struggente Ma mi. Fu scritta proprio per Ornella Vanoni sul finire degli anni Sessanta, dove la si vedeva in scena, interprentandola in maniera sublime, con Tino Carraro e Sergio Fantoni.
Autore:Emidio, sketch: Massimiliano Falcone

CAR-T THERAPY, LINFOMA NON-HODGKIN E LOTTA AI TUMORI


ARRIVA DALL’AMERICA LA NUOVA SCOPERTA CHE SEMBREREBBE DARE UNA SPERANZA IN PIÙ A CHI COLPITO DA TUMORI E LINFOMA NON-HODGKIN


Sono molti i farmaci che non rispondono alle cure messe in atto nel tentativo di combattere quella lotta ancestrale contro i tumori; eppure, sempre più spesso, la scienza sembra rivelare illuminanti scoperte volte alla speranza di una futura guarigione. Ad autorizzare oggi la moderna classe di terapia genetica, chiamata “Yescarta”, è la ‘Food and Drug Administration’ del Dipartimento della salute e del servizio all’umanità. La sigla è l’equivalente della nostra Agenzia del Farmaco e controllerà i progressi che sta facendo la ricerca sulla trasformazione dei linfociti nel sistema immunitario, permettendo la nascita di spietati ‘antidoti’ che si riveleranno i futuri sicari contro il linfoma Non-Hodgkin.


LINFOMA NON-HODGINK E CAR- T ThERAPY

La scoperta, mirata a combattere il linfoma Non-Hodgink, nasce e sarà prodotta dalla Kite Pharma, l’azienda del gruppo Gilead che ha ‘sposato’ la dottrina volta a dare una risposta immunitaria al cancro. Cos’è il linfoma Non-Hodgkin e in che modo la scienza è arrivata a curarla con l’immunoterapia? Il linfoma Non-Hodgking è una patologia del sistema linfatico dove sono presenti specifiche cellule tumorali, composte da una miriade di tubi alquanto sottili, sviluppata ed estesa in tutte le parti del corpo. La ‘cura’ di questa patologia si serve della CAR- T therapy; una sorta di auto trapianto manipolato geneticamente, che utilizza determinati farmaci volti a rafforzare le difese immunitarie di ogni singolo soggetto, potenziandone la risposta e la reazione.


SPERANZE DI GUARIGIONE

La ricerca non è recente e riporta a quel filone sulle terapie immunitarie, studiate e messe al centro dell’attenzione mediatica e della comunità scientifica già dallo scorso anno. Proprio in California, nel dicembre 2016, al congresso della Società Americana di Ematologia venne annunciata la nascita di una cura, grazie alla tecnologia del trapianto manipolato; scoperta rilevatasi efficace sopratutto nei bambini colpiti da linfoma Non-Hodgking. La cura immunologica consiste nel prelevare un numero di Linfociti T dal sistema linfatico del paziente malato di tumore, analizzarli in laboratorio, modificarli e permettergli di riconoscere le cellule tumorali. Grazie alle tecniche di ingegneria genetica sempre più all’avanguardia, i linfociti T modificati e infusi nuovamente nel paziente, potranno distruggere le cellule malate dell’organismo permettendo la guarigione del paziente.

YESCARTA, DESTINAZIONE E RISCHI

Yescarta, così chiamata la ricerca autorizzata dal Food and Drug Administration, si rivolge a quei pazienti colpiti da linfoma Non-Hodgkin, trattati con farmaci immunoterapici oncologici che non hanno ‘risposto’ alle terapie contro i tumori. I risultati sembrano incoraggianti e danno su una percentuale del 72% dei pazienti trattati, la diminuzione della massa tumorale; per il 51%, la remissione totale della malattia sembra avere risoluzione dopo otto mesi. Pur avendo, Yescarta, un importante e positivo tracciato rivolto alla guarigione, FDA ha richiesto ulteriori verifiche sul rischio legato a questo tipo di terapia immunologica, tenendo conto che potrebbe comportare un’elevata pericolosità per la salute di ogni singolo individuo.

domenica 26 agosto 2018

PROFUMO: FASCINO E STORIA DEI CINQUE PIÙ FAMOSI



RICCO E FAUTORE DI MILLE EMOZIONI, IL PROFUMO SI LASCIA RACCONTARE DALLA FANTASIA DEL SUO CREATORE, NEL TENTATIVO DI IMPRIMERE A CHI LO INDOSSERÀ, UNO STILE DI VITA RICCO DI EMOZIONI.

Il profumo era già usato dagli egizi 5000 anni fa e i più pregiati erano ricavati dall’aloe, dal benzoino, il nardo, l’incenso e la mirra. Fino al tredicesimo secolo era a base oleosa o acquosa (ricordiamo l’acqua di rose, inventata in Persia), e solo dall’inizio del quattordicesimo si videro sviluppare quelli a base alcolica, prodotti fino al diciottesimo secolo a Venezia e a Firenze, considerate per questo le città più importanti. Il profumo più famoso, realizzato fra il seicento e il settecento, fu l’acqua di Colonia nata dall’intuito dell’italiano Giovanni Maria farina, in seguito evolutasi con il nome di Acqua Mirabilis grazie al profumiere piemontese Giovanni Paolo Fenris. Tutte le volte che vediamo pubblicizzarlo sui grandi schermi tv o sulle patinate riviste di moda, ci balzano sovente all’orecchio le parole, essenza, aroma, buon odore, fragranza, olezzo, effluvio e così via. Ma quali sono i cinque più famosi e ricordati dalla storia?


IL CELEBRE PROFUMO DI MARILYN MONROE

Correva l’anno sessanta e una domanda alquanto perspicace venne fatta dal giornalista caporedattore di Marie Claire, Georges Belmont, all’indimenticabile attrice bionda Marilyn Monroe: “Cosa indossa prima di andare a letto?”, “Un pigiama o una camicia da notte?”. Chiunque poteva immaginare una ‘non risposta’, oppure la messa in evidenza di uno degli indumenti elencati. Invece no. Niente di tutto questo venne rivelato dalla divina Marilyn e solo un semplice: “Due gocce di Chanel N°5”, “Non nuda”, furono l’inaspettata ammissione che colpì il pubblico per la suadente eleganza, ancora oggi ricordata perché impressa nella storia. Il fascino della Star di Hollywood, spesso considerata rozza e ignorante, aveva una spiccata intelligenza impulsiva che ne incarnava la femminilità. Ben sapeva quale sarebbe stato nel 1921, il successo del profumo fortemente voluto dalla stilista Coco Chanel.



CINQUE MARCHI CHE HANNO ‘FATTO’ LA STORIA DEL PROFUMO

Il primo posto è attribuito al “Mitsouko, Guerlain”, il profumogiapponese creato nel 1919 da Jaques Guerlain, ricercato dalla cultura europea nel tentativo di accostarsi all’Estremo Oriente. Il secondo posto è riservato al 1921 e vede, come sopra citato, lo “Chanel N°5”. Il terzo, realizzato nel 1961 dal profumiere Guy Roberts, della lussuosa maison Hermès, prenderà il nome di “Calèche”. Il quarto posto è dedicato a “Miss Dior”, della nota casa di moda, ideato principalmente da Paul Vacher nel 1947, su pensiero dello stilista Christian Dior che lo volle dedicare alla sorella Catherine. Nel 2017, lo stesso profumo sarà rivisitato da Francois Demachy, che senza sminuirne l’originale forza identitaria è riuscito a esaltarne fascino e temperamento. Al quinto posto abbiamo Yves Saint Laurent con “Opium”, nato nel 1977 dall’alter ego dello stesso stilista, che invitando alla trasgressione chiede di lasciarsi il vecchio mondo alle spalle, per accedere a un nuovo universo e ricostruire la propria esistenza.

PATTY PRAVO, ULTIMA INCONTRASTATA ICONA DEL PIPER CLUB



copyright: Emidio Melis

SONO TANTE LE STAR DELLA MUSICA ITALIANA CHE HANNO IMPRESSO NELLA STORIA IL LORO SUCCESSO, RIUSCENDO A TRAMANDARE ALLE FUTURE GENERAZIONI VERI E PROPRI CULT. UNA DI QUESTE È PATTY PRAVO, LA RAGAZZA DEL PIPER.

110 milioni di dischi venduti nell’arco della carriera, hanno consacrato Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, sul podio delle cantanti Pop – Beat più famose al mondo. Nata nell’aprile 1948, della ragazza del Piper ricordiamo i brani più famosi che dal 1966 le hanno regalato il massimo riscontro commerciale. Il percorso canoro della ‘Divina’ Patty Pravo ha inizio nel ’66 con il singolo, ‘Ragazzo triste’, brano cui è seguito ‘Qui e là’, ‘Se perdo te’, ‘La Bambola’, ‘Il paradiso’, fino all’incisione di ‘Pazza idea’ del ’73 e di ‘Pensiero stupendo’ del ’78; canzoni che l’hanno resa celebre e messa al secondo posto nelle vendite, dopo la cantante Mina, grazie a quella particolare tendente poliedricità innovativa che sembrava esserle comune. Forse sono proprio queste le caratteristiche che hanno attratto poeti dello stampo di Vinicius de Moraes, musicisti del calibro di Jimi Hendrix o Mick Jagger e illuminati artisti quali Luigi Schifano.


LA DIVINA PATTY PRAVO SI CONFESSA

Per la prima volta, eterna e incontrastata ragazza del Piper Club, locale dove ha esordito con  successo negli anni sessanta, Patty Pravo si confessa in un libro autobiografico  oggi su tutte le migliori librerie italiane. “La cambio io la vita che”, è il titolo di questo libro edito dalla casa editrice Einaudi, posizionatosi nella collezione ‘Stile Libero’. 200 pagine raccontano il passato di Nicoletta Strambelli; dall’infanzia fra i canali veneti all’amore per gli uomini della sua vita. Erano gli anni in cui, ancora sconosciuta e alle prime armi, uscì dagli schemi di una famiglia borghese per dedicarsi a quella particolare fascia di pubblico della bella Roma, che l’attendeva ogni sera al Piper Club. La ‘Divina’, così è oggi conosciuta dai milioni di fan che fin dagli esordi si sono contesi i suoi brani con ossequioso rispetto, imitandola e presentandola in una moltitudine di faccette versioni sui palcoscenici di tutto il mondo.

ICONA DI LIBERTÀ E TRASGRESSIONE

Già nel ’66, scoperta dal talent scout Alberigo Crocetta al Piper Club di Roma, Patty Pravo divenne per i giovani l’incontrastata nuova icona di libertà e trasgressione. Nel sessantotto, innalzata sul piedistallo delle Star canore grazie all'interpretazione del brano ‘La bambola’, divenne famosa in tutto il mondo. Poliedrica e magnifica interprete di tante cantate ‘Visioni’, oltre alla trasgressiva voce deve il successo alla moltitudine di personaggi che hanno amato scrivere le ‘sue’ canzoni. Di queste ricordiamo la prima in assoluto, del '66, titolata ‘Ragazzo Triste’, una delle più belle canzoni scritta da Gianni Boncompagni; a seguire ‘La bambola’ del ’68, di Franco Migliacci; ‘Pensiero stupendo’ del ’78, di Ivano Fossati; ‘E dimmi che non vuoi morire’ di Vasco Rossi e Curreri, che la portarono nel ’97 sul podio delle classifiche. Il fortunatissimo brano ‘Cieli immensi’, scritto da Fortunato Giampaglione e presentato a Sanremo 2016,  a settant’anni riportano Patty Pravo alle cronache di quella notorietà che per lei stessa sembrava ormai perduta.

TRE DOMANDE ALLO STILISTA IN ERBA, MASSIMILIANO FALCONE

    di Massimiliano Falcone
  • Massimiliano, davvero Patty Pravo si racconta senza censure nel suo libro?
– Patty Pravo ama troppo il suo pubblico, non si permetterebbe mai di ‘fregarlo’. L’autobiografia della ‘Divina’, che Einaudi ha messo sugli scaffali delle librerie di tutta Italia, è davvero il libro della sua vita.
  • Perché secondo te ha tanto carisma?
– Con il carisma si nasce e Patty Pravo l’ha dimostrato immediatamente con la sua irruzione nell’Italia bigotta degli anni Sessanta. Intere generazioni sono state conquistate dalle sue canzoni e dal suo talento, compreso il modo naturale che aveva quando saliva sul palco.
  • Patty Pravo è l’ultima diva italiana e ha al suo carnet oltre cento milioni di dischi venduti nel mondo. Tu che sei un suo grande fan, cosa ti aspetti nel suo futuro?
– Dagli esordi del Piper Club a oggi, Patty Pravo ha vissuto una vita piena di successi; perché non sperare in un bravo regista e in un suo film? Quello che potrebbe avvenire è l’uscita di un nuovo album di inediti fortemente influenzati dalla cultura tuareg, il popolo con cui poco tempo fa ha fatto musica.


Autore: Emidio; Sketch: Massimiliano Falcone
Foto e disegni coperti da Copyright

sabato 25 agosto 2018

BELEN RODRIGUEZ, LA SHOWGIRL ARGENTINA CONDANNATA PER DIFFAMAZIONE DAL TRIBUNALE DI MILANO



A distanza di oltre un anno arriva per la showgirl Belen Rodriguez la condanna dal Tribunale di Milano alla denuncia di Signoretti.

Belen Rodriguez, un nome che per un motivo o l'altro sembra incuriosire il Gossip nazionale e internazionale, fa scalpore perfino quando cambia un paio di scarpe alla moda, o appare nuda sul profilo Instagram per ricevere consensi mantenendo viva l'attenzione dei follower. E' trascorso molto tempo da quando la regina del gossip ha fatto parlare di se per le storie d'amore con personaggi in vista quali Marco Borriello, Fabrizio Corona, il Ballerino Stefano De Martino, l'uomo con la quale ha concepito Santiago prima di riservarsi totalmente al campione motociclista Andrea Iannone, oggi catapultata al centro dell'attenzione dei media per la sentenza a lei contro, pronunciata dal Tribunale di Milano in suo sfavore. Perché?


Belen e la denuncia per diffamazione

La circostanza che vede coinvolta la showgirl Argentina Belen Rodriguez nella denuncia per diffamazione, risale al marzo 2017 e nasce da una considerazione della stessa soubrette, nel tentativo di smentire un'intervista di Maurizio Costanzo al settimanale 'Nuovo' diretto da Riccardo Signoretti. Il caso è banale ma si sa che tutti i commenti fuorvianti che ci passano per la testa, debbano esprimersi regolarmente sui social network. Così fece allora Belen Rodriguez quando pubblicò il seguente post contro il direttore: "Così detto giornalista noto per aver preso mille denunce".... "prima o poi la pagherà". Sentendosi oltraggiato nella lettura del commento reso pubblico a milioni di persone,  Riccardo Signoretti, assistito dallo studio legale milanese "Siniscalchi", avviò e rese pubblica la denuncia per diffamazione nei confronti della bellissima showgirl.




La decisione del Tribunale contro Belen Rodriguez

C'è voluto quasi un anno e mezzo affinché il Tribunale di Milano riuscisse a comunicare l'evoluzione del processo per diffamazione contro Belen Rodriguez, ma alla fine il riscontro della denuncia voluta da Riccardo Signoretti ha portato alla sentenza contro di lei con tanto di motivazioni. Ecco la decisione del giudice che ha assegnato la condanna alla showgirl e dato soddisfazione al direttore del settimanale 'Nuovo':

  • diffamazione nei confronti del denunciante per le dichiarazioni rese pubbliche sul social;
  • azione diffamatoria per l'espressione "prima o poi la pagherà";
  • lesione dell'onore per l'affermazione "quel cosiddetto giornalista".
A questa sentenza, il giudice del Tribunale di Milano fa presente che il comportamento dei "Leoni da Tastiera" è inopportuno, pericoloso, e che ognuno deve essere responsabile delle proprie azioni.

martedì 21 agosto 2018

SINDROME DI HUNTER FORSE CURABILE CON ‘NUCLEASI DELLE DITA DI ZINCO’



SI CHIAMA ‘NUCLEASI DELLE DITA DI ZINCO’ ED È UNA TECNICA INNOVATIVA SPERIMENTATA PER LA PRIMA VOLTA NEGLI STATI UNITI DA UN EQUIPE CALIFORNIANA, SU UN PAZIENTE DI 44 ANNI AFFETTO DA SINDROME DI HUNTER.

Il tempo che occorrerà agli scienziati per sapere se la nuova chirurgia sperimentale ha avuto successo su Brian Madeux (nome del paziente affetto da Sindrome di Hunter), sarà di circa tre mesi, e solo allora la scienza medica potrà ‘vantarsi’ di aver scoperto un nuovo metodo che permetterà la guarigione di numerose malattie e mutazioni genetiche, intervenendo direttamente all’interno dell’organismo dei pazienti. La procedura chirurgica eseguita lunedì a Oakland, nell’UCSFS Benioff Children Hospital, è stata realizzata grazie alla società Sangamo Therapeutics di cui è presidente il dottor Sandy Macrae che dice: “Abbiamo tagliato il DNA del paziente, lo abbiamo aperto, inserito un gene e ripristinato il tutto”. La tecnologia genetica ‘nucleasi delle dita di zinco’ e l’innovativa ricerca scientifica rivolta alle cellule staminali, un giorno potrebbero debellare tutte le malattie.



SINDROME DI HUNTER, DIAGNOSI, SINTOMI, CAUSE
Descritta nel 1917 dal professor Charles A. Hunter, la Sindrome che in seguito prenderà il suo nome, sarà classificata nel gruppo delle malattie endocrinologiche arrecanti gravi anomalie genetiche. La diagnosi, su chi ne è colpito, può essere evidenziata tra il secondo e il quarto anno di età e si classifica in tipo A (precoce e grave) e in tipo B (meno grave). In entrambe le forme, la Sindrome di Hunter si manifesta con lo scatenarsi delle seguenti sintomatologie: al primo posto lo spropositato sviluppo del cranio (macrocefalia) e al secondo gli evidenti disturbi della persona, decifrabili grazie ai cambiamenti repentini di umore, vuoto, stati depressivi e irritabilità. Questa anomalia genetica è causata dalla carenza dell’enzima iduronato-2-solfatasi, che provocando l’accumulo di due specifici mucopolisaccaridi (Eparan e dermatan-solfato), diventa responsabile del danneggiamento di tessuti e organi quali: milza, fegato, cuore, vie respiratorie, cervello, collo e viso.


CORREZIONE DEL DNA SARÀ IL FUTURO DELLA SALUTE
Lo strumento tecnologico chiamato nucleasi delle dita di zinco, utilizzato direttamente all’interno dell’organismo del paziente, sono forbici molecolari che hanno permesso di tagliare, aprire e introdurre il nuovo gene, che infine ‘ricucito’ ha reso permanente la correzione del DNA. La terapia genica è solitamente eseguita con la modifica in laboratorio delle cellule malate, che una volta corrette vengono re-impiantate nello stesso paziente. Non sempre però questa tecnica è risolutiva in quanto il re-impianto non può essere controllato e posizionato nella parte del DNA da correggere; fattore determinante che potrebbe portare alla formazione di nuovi tumori. I rischi legati al ‘vecchio’ sistema si potranno evitare con il taglio del DNA e la sua ‘riparazione’, direttamente all’interno del paziente come vedremo di seguito.

TERAPIA GENICA E FORBICI MOLECOLARI
Questa innovativa tecnica, utilizzata per la prima volta in assoluto su Brian Madeux, consta di tre elementi in grado di comunicare con il DNA, raggiungibile dall’interno dell’organismo, grazie a un virus inattivato e inoculato nelle cellule. Il primo di questi elementi è un gene correttivo che possiede le istruzioni destinate al DNA, mentre gli altri due sono proteine che fungono da forbici molecolari. Miliardi di copie del kit genetico inserite nel virus e immesse nelle vene, potranno raggiungere il fegato del paziente dove riceveranno le istruzioni per la creazione delle forbici molecolari e del gene correttivo. Tagliato il DNA e inseritovi il gene, questo avvierà la produzione di iduronato-2-solfatasi, l’enzima carente nei pazienti affetti da Sindrome di Hunter. Se non interverranno eventuali reazioni del sistema immunitario, il risultato dovrebbe essere l’arresto della malattia. Solo a distanza di qualche mese dall’esperimento sarà possibile sapere se la tecnica ha avuto successo e si potrà utilizzare anche per curare l’emofilia e aggredire in maniera precoce altre gravi malattie metaboliche.
Fonte RAI