Una sobria analisi di un mondo politico alla rincorsa di voti e apprezzamento, ma nel potere assoluto chi pagherà fra il sì e il no?
Siamo arrivati al punto in cui il popolo 'sovrano'
non comprende più dove siede il re e dove gioca il 'giullare'. Il vecchio
'giogo' elettorale riprende il suo combattimento fra sconfitti e vincenti,
e non si piega davanti ai fatti di una storia vecchia e prepotentemente nuova
che diventa presente. Uno 'scempio' d'idee gettano fango sulla Costituzione, il simbolo nascente di una Repubblica democratica del
dopoguerra, e non v'è intenzione di salvarlo nemmeno con questo #referendum,
se non per 'amor del proprio' e non per il bene del Paese. Così, in cerca di
solidarietà e di una qualità che l'Italia non può più dimostrare, ne
rimembri la storia e rivedi i conflitti politici, le intese misteriose, gli
arresti per ladrocinio, gli scambi di favori, le cartelle elettorali già
firmate e pronte a 'infilarsi' casualmente nelle urne, e così via, in un
susseguirsi d’irregolarità, che renderanno i responsabili oltraggiati da accuse
infamanti e da cui, stranamente, saranno liberati.
Sconfitti e vincenti, la storia si ripete
Analizzando attentamente le infinite dispute della
storia #politica, passata e attuale, si ripete il gioco del
'rubamazzetto', dove in palio sul tavolo, il premio più ambito è una bellissima
poltrona. Fine anni '90, lo scandalo Tangentopoli fu talmente grande da
portargli, qualche anno più tardi ('93), il definitivo 'colpo di spugna' che
salvò tutte le persone che si trovarono coinvolte in 'Mani Pulite'. L'entrata
di Forza Italia in politica, vide l'ascesa in campo di Silvio Berlusconi insieme
alla Lega Nord di Umberto Bossi e l'MSI-DN di Gianfranco Fini; anche qui vi
furono sconfitti e vincenti, e a causa del diritto di prevalere e i
compromessi non mantenuti, durò solo otto mesi. Furono gli anni del milione di
posti di lavoro, forza trascinante delle elezioni, rivelatosi speranza vana
quando cadde, sul piatto della prepotenza di alcune leggi, il principio della
'disfatta dei lavoratori' e la fine del lavoro fisso che lasciò il posto alla
precarietà.
La grande giostra elettorale fra il sì e il no
Così, politici sconfitti e vincenti sono
rimasti, si sono rinnovati i referendum, si è arrivati al governo dei
tecnici, agli infiniti mandati presidenziali, alla battaglia per la gestione
dell'Italia al primo ministro, il crollo della borsa, la svalutazione del
nostro potere economico, il degrado della povertà, fino ai nuovi volti nascenti
che hanno stupito il popolo ridandogli speranza. Queste future promesse
apparivano sveglie e sapevano parlare; sembravano lottare per la giustizia del
popolo, portavano idee innovative e i requisiti che solitamente e per rispetto,
stanno dentro i pantaloni. Al Paese è sembrato rinascere ma si era sbagliato.
Anche alcuni esponenti del partito più pulito, che con il suo simbolo di stelle
ricorda la volta celeste, sembrano essersi invaghiti delle poltrone che stanno
sulla giostra elettorale. Quando sarà il momento, alcuni voteranno e altri
avranno dubbi nel farlo. Votare fra il sì e il no al referendum, cambierà davvero qualcosa, domani? Troppi italiani non hanno fiducia
nelle istituzioni e cosa più vera sembra non esserci mai stata. Auguri Italia.